Buon pomeriggio Sig. Davide, giro la risposta dell'autore: Ravaro. Non so. è una foto di molti anni fa, forse tratta…
Verona – A Renato Carpentieri il 67° Premio Simoni
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Verona – A Renato Carpentieri il 67° Premio Simoni
Al grande attore, autore, regista, pedagogo e scenografo campano il prestigioso riconoscimento intitolato al fondatore dell’Estate Teatrale Veronese.
L’assegnazione del Premio Simoni, nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese, avrà luogo il 18 luglio al Teatro Romano di Verona.
In ricordo dei 150 anni dalla nascita di Renato Simoni il 15 e 16 luglio al Bastione della Maddalene, lo spettacolo di e con Luca Scarlini SOIREE RENATO SIMONI, una produzione del Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale.
Verona, 15-16 luglio Bastione delle Maddalene – “Soiree Renato Simoni” ( ore 21.15 )
Verona, 18 luglio Teatro Romano – Cerimonia di assegnazione del Premio Simoni (ore 21.00)

Renato Carpentieri (Savignano Irpino 1943) “genio espressivo modellato col tempo a colpi d’ascia e sovvertitore di ogni chiasso borghese” è il vincitore del 67esimo “Premio Renato Simoni di fedeltà al teatro di prosa“, uno degli appuntamenti più sentiti dell’Estate Teatrale Veronese nato nel 1958 per volere del Comune di Verona e del Comune di Milano.
Un riconoscimento sempre più ambito – in ricordo del fondatore dell’Estate Teatrale Veronese con suo il Festival Shakespeariano e un cartellone ormai eclettico che unisce prosa, musica e danza – che negli anni è stato assegnato a personalità iconiche e di primo piano della storia del teatro di prosa italiano: da Lucio Ridenti, il primo premiato nel 1958, all’ultima selezionata lo scorso anno Elisabetta Pozzi (2024), passando per Emma Grammatica (1959), Eduardo De Filippo (1969), Elsa Merini (1971), Paolo Grassi (1977), Paolo Stoppa (’191), Dario Fo (1990), Vittorio Gassman (1997), Carlo Giuffré (1999) o ancora, Gigi Proietti (2010), Toni Servillo (2016), Ottavia Piccolo (2019) Massimo De Francovich (2022) e Franco Branciaroli (2023), solo per citare alcune dei nomi più noti.
Attore, autore, regista, pedagogo e scenografo, Renato Carpentieri – che a 83 anni ancora calca il palcoscenico con una profondità straordinaria, quest’anno a teatro con la trasposizione scenica di Sarabanda di Ingmar Bergman, per la regia di Roberto Andò – rappresenta una delle figure più versatili e poliedriche della scena napoletana e italiana degli ultimi cinquant’anni.
Dall’avanguardia ai classici del teatro fino alla tradizione partenopea, Carpentieri ha sperimentato tutta la vita, accogliendo gli stimoli più diversi provenienti dai territori dell’arte e della cultura, come la filosofia e la poesia.
Parallela alla sua attività teatrale anche quella cinematografica che ha contribuito alla sua personalità d’attore, lavorando con registi come Gianni Amelio, Paolo e Vittorio Taviani, Daniele Luchetti ed altri. Tra i riconoscimenti in quest’ambito, anche il David di Donatello come migliore attore protagonista del film “La tenerezza” sempre con la regia di Gianni Amelio.
L’assegnazione del riconoscimento a Renato Carpentieri avrà luogo il 18 luglio al Teatro Romano di Verona in occasione della seconda rappresentazione del Riccardo III di Shakespeare, dopo che il 15 e il 16 luglio al Parco della Provianda al Bastione della Maddalene, saranno stati festeggiati i 150 anni dalla nascita del grande critico veronese a cui è intitolato il Premio Renato Simoni con lo spettacolo di e con Luca Scarlini SOIREE RENATO SIMONI, una produzione del Teatro Stabile del Veneto -Teatro Nazionale

Motivazioni del Premio
La giuria del Premio, presieduta dal Sindaco di Verona Damiano Tommasi, con Claudia Cannella, Roberto Canziani, Masolino D’Amico, Rodolfo Di Giammarco, Katia Ippaso, così ha motivato il riconoscimento:
“Se è vero che Ingmar Bergman ammise quanto la propria sfiducia nella parola fosse tale da fargli considerare il silenzio la sola forma di verità, allora va detto che l’identificazione più profonda e umana d’un maiuscolo attore qual è Renato Carpentieri è stata suggerita e suggellata dal chiuso, taciturno e laconico personaggio di Johan, l’anziano autosegregatosi dal mondo nel film di Bergman “Sarabanda”, opera trasposta a teatro da Roberto Andò. In questi mesi Carpentieri ha regalato in scena al ruolo di Johan i suoi mutismi, le sue scostanti quarantene, le sue irrequiete solitudini. Il Premio Simoni trova in lui un genio espressivo modellato col tempo a colpi d’ascia, sovvertitore d’ogni chiasso borghese, compagno di strada del Teatro dei Mutamenti, di Gabriele Salvatores, di Dario Fo, e poi corpo storico di Mario Martone, di Carlo Cecchi e di Libera Scena Ensemble, raccontatore delle puntate di Museum, tra i protagonisti di “Operette morali” di Leopardi ancora per Martone, e, già diretto dallo stesso Andò, indimenticato Prospero da ospedale o carismatico Robert Schuster di campagna forgiato da Bernhard in “Piazza degli Eroi”.
Ma Renato Carpentieri è anche, stupendamente, qualcosa di imprendibile, di inclassificabile, di privo di vincoli: gli faremmo torto se – oltre che tributare riconoscenza a lui rarefatto filosofo valorizzato da registi sensibili – una quota di questo Premio non fosse riservata al suo manifestare con grazia una certa longevità, un qualche civismo senile, un filo di sapienza antica.
E in tema di emozioni di dentro, ecco anche quel qualcosa d’inspiegabile che Carpentieri ha trasmesso nella parte del vecchio attore che dopo lunghe dispersive paranoie di mestiere tenta un tardivo riapproccio con una figlia sempre ignorata, rivelando esistenze quasi inconciliabili ne “La stoffa dei sogni” di Armando Pirozzi, con complicità d’un regista calmo, Massimiliano Civica. Una calma cui al termine di “Sarabanda” ha strappato le vesti e un urlo, adesso, l’Andò bergmaniano.”

Renato Carpentieri
La fascinazione per il teatro nasce in Carpentieri a Napoli, nell’ambito delle esperienze avanguardistiche, nell’effervescente clima culturale partenopeo degli anni Sessanta, collaborando con il Gruppo Nuova Cultura,frequentando l’ambiente teatrale di Via Martucci e quello dell’Accademia di Belle Arti ove conoscerà Giuliano Longone, ma si sviluppa veramente a partire dalla metà degli anni Settanta quando partecipa alla fondazione del Teatro dei Mutamenti, ove ricopre vari incarichi avvicinandosi allo studio delle avanguardie storiche con una particolare attenzione a Brecht. Il debutto come attore nel 1976 in Serata futurista con la regia di Roberto Ferrante. Successivamente attore in varie produzioni Renato intraprende un lavoro di scrittura autonoma degli spettacoli da lui diretti. Ne sono una prova le produzioni presentate alla Biennale di Venezia e i riconoscimenti dall’Istituto del Dramma Italiano.
Socio fondatore della Società Napoletana di Poesia e dell’Associazione Eutopia di Ferrara, una volta uscito dal Teatro dei Mutamenti continuerà a lavorare con altri registi e altre compagnie, portando in scena “Zeitnot” (1984), “La grande sera” (1985), “Comedians” (1986, diretto da Gabriele Salvatores), “Morte accidentale di un anarchico” (1987, accanto a Dario Fo), “Teatrino scientifico – Resurrezione” (1989), “La nave nel deserto” e “L’acquisto dell’ottone” (entrambi del 1990). Interpreta i due zii nel “Riccardo II” di Mario Martone (1993), partecipa a “Histoire du soldat”, e sarà Polonio nell’ “Amleto” diretto da Carlo Cecchi (1998). Sempre a Napoli dal 1987 al 199 assume la direzione artistica del Teatro Nuovo, avamposto della sperimentazione teatrale in uno dei quartieri più a rischio della città. Ne nascono produzioni interessanti con la Cooperativa ‘Il Carro‘ con anche un definitivo e volontario riavvicinamento alla tradizione napoletana, soprattutto sul piano linguistico, libero tuttavia da condizionamenti e dai suoi stereotipi.
E’ alla fine degli anni Ottanta che Carpentieri inaugura anche la carriera cinematografica, con il film “Porta aperta” di Gianni Amelio (tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia), avviando un filone che manterrà sempre parallelo a quello teatrale, fondamentale nella costruzione del suo profilo di attore. A stretto giro (1993) conquista il Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista, per il film “Puerto Escondido” di Gabriele Salvatores, e in soli tre anni lavora con registi quali Gianni Amelio, Paolo e Vittorio Taviani, Daniele Luchetti ed altri. I riconoscimenti maggiori in questo campo arrivano però in anni recenti: tra il 2017 e il 2018, Renato Carpentieri porta a casa – tutti come “Miglior Attore Protagonista” – il Globo d’oro, il Ciak d’oro, il Nastro d’Argento e, soprattutto, il David di Donatello del film “La tenerezza” sempre con la regia di Gianni Amelio
Intanto sul piano teatrale, dal 1995 al 2007 ancora una lunga esperienza di direzione artistica alla guida di Libera Scena Ensemble, storica formazione fondata da Gennaro Vitiello, ove sviluppa nuove forme di drammaturgia, creazione di eventi e allestimenti spesso in luoghi non canonici, con interessanti e numerose riletture di classici del teatro, della letteratura, della filosofia e della cultura in genere. Un vero unicum in Italia e fucina di talenti, fu “Museum”manifestazione teatrale annuale proseguita per 13 anni alla Certosa di San Martino a Napoli, dove si prevedevano nove brevi rappresentazioni tra cui lo spettatore poteva scegliere, dislocate negli angoli più affascinanti e sconosciuti del sito: pièce tratte da romanzi, saggi o racconti e ambientate in aree neutre che diventano spazi mentali in cui il pubblico diventava partecipe del rito teatrale. In quegli anni Carpentieri parteciperà anche alla costituzione dell’Associazione Teatro Stabile della città di Napoli al teatro Mercadante, evento particolarmente atteso dall’intero mondo teatrale partenopeo (2003).
All’attività cinematografica frattanto si aggiunge l’esperienza della fiction televisiva poliziesca ambientata a Napoli “La Squadra” nella quale Carpentieri dal 1999 al 2007 interpreta il ruolo del commissario Valerio Capasso.
Nel 2007 è “Falstaff” con la regia di Mario Martone, che lo dirige anche nel 2011 in “Operette morali” di Leopardi. Nel 2014 interpreta il professore nello spettacolo “Jucature”, con la regia di Enrico Janniello, dal quale nel 2015 verrà tratto il film TV I giocatori. Nel 2017 dirige e interpreta lo spettacolo “L’intervista” di Alberto Moravia. Nel 2019 è Prospero ne “La tempesta” di William Shakespeare, fino alla partecipazione come co-protagonista in “Sarabanda” (2025) tratto dal film-testamento di Ingmar Bergman.
Foto in alto: Renato Carpentieri
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Direttore Claudio Gasparini
Giornalista, iscritto all'O.d.G. Veneto dal 1988, collaboro anche con altre testate giornalistiche cartacee, on-line e radiofoniche. Coautore del libro "Eccomi... una storia d'amore con Dio" pubblicato nel 2015. Cavaliere della Repubblica e dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Socio Lions, Officer e coordinatore della rivista distrettuale.