Grazie Roberto per le tue valutazioni. Disponibile ad accogliere nuove proposte da persone competenti come tu sei nell'ambito artistico anche…
Alberto Martini
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Alberto Martini
Un eccellente violinista, un musicista di classe
Invitato come concertatore dai più importanti teatri e principali enti musicali italiani e stranieri
L’affermato professionista è sempre alla ricerca, di nuove esperienze e di novità sia nel repertorio che nelle proposte.
Ho incontrato l’artista qualche giorno dopo l’emozionante e coinvolgente concerto di Capodanno tenutosi al Teatro Ristori con i Virtuosi Italiani, il tenore Blagoj Nacoski ed il soprano Alessia Pintossi, terminato dopo i bis con una standing ovation.

Quando è iniziato l’interesse per la musica
Il mio interesse per la musica è iniziato da piccolissimo, almeno da quanto mi hanno raccontato i miei genitori. Quando avevo dai due ai quattro anni di età, andavamo in villeggiatura per tutta l’estate a Bressanone perché mio padre doveva seguire dei lavori in quella zona e nei concerti settimanali della banda mi lasciavano il posto in prima fila per poter “dirigere”, chissà cosa combinavo, ma la musica mi entusiasmava. Poi nei primi anni di elementari, penso addirittura in prima, ho chiesto di studiare musica seriamente. Per il conservatorio ero troppo giovane mi raccontò mia mamma, forse anche perché i miei genitori avevano in mente per me un’altra strada.
Cosa rappresenta per lei la musica
Per me la musica è vita. Non lo dico con retorica, è la verità. Faccio questa professione, senza contare gli anni di studio al Conservatorio, da 45 anni e non ho mai avuto un momento di “rifiuto”, se vogliamo usare questo termine. Anzi, mi sento un privilegiato anche se, per ottenere dei risultati, bisogna dedicarsi con anima e corpo e qualche sacrificio lo si deve mettere in conto. Ma far musica è una gioia, ti dà energia, a volte ti fa guarire dal malessere. Il rovescio della medaglia è che per farlo seriamente bisogna fare conto con lo stress, la resistenza psico-fisica, l’equilibrio. Ritengo che non sia una professione per tutti, non è semplice, tutt’altro. Aggiungo che l’unico modo per affrontare questa vita è l’amore e la dedizione totale per quello che si fa, ma in maniera totalmente naturale.
Perché ha scelto il violino, che emozioni le dà suonarlo
Il violino mi ha sempre affascinato perché il suo suono può essere dolcissimo, ma anche tagliente e deciso, ma mai sgraziato. Rispecchia forse il mio modo di essere, il mio carattere, ormai è una parte di me. Quando suono in pubblico la cosa più importante è cercare di far capire la mia visione di quel brano, di raccontare qualcosa coinvolgendo le persone presenti, cercare di trasmettere delle sensazioni. Per me è molto importante l’empatia con il pubblico ed è altrettanto determinante che ci sia uno scambio reciproco di energia: questo mi emoziona molto, come anche trovare delle atmosfere e colori di suono particolari in qualche determinato momento unico e irripetibile. Questo è il grande valore della musica e dello spettacolo dal vivo.
Come è maturata la scelta di dirigere.
Preciso in primis che, per scelta, non ho mai voluto dirigere solo con la bacchetta, se non in casi super eccezionali in cui non si poteva fare diversamente. Questo per rispetto dei veri direttori, di chi ha fatto un percorso vero e approfondito e in più, con un magnetismo innato, prendono per mano 100 musicisti con diverse sensibilità, conducendoli sulla stessa strada che raggiungerà un obiettivo comune. Troppi musicisti, anche non particolarmente raffinati, si improvvisano direttore d’orchestra. Per questo con grande piacere lo faccio con il violino in mano, che poi è stata un’evoluzione naturale di una caratteristica che credo di avere abbastanza spiccata e innata, che è quella di aggregare e coordinare la mia sezione dei primi violini ma anche tutte le sezioni dell’orchestra.
Cosa “pretende” dai suoi collaboratori musicisti quando dirige
Cerco di non pretendere, ma di convincere in modo autorevole i miei colleghi musicisti, ma non autoritario. Questo l’ho imparato nel tempo, anche a mie spese. Negli anni ho completamente abbandonato certe intemperanze a favore di modalità che stimolino la cooperazione, spronando i collaboratori a dare il meglio per un obiettivo comune. Non è semplice ma questo è il mio obiettivo anche quando vado come primo violino o direttore in orchestre che non conosco e con cui magari collaboro per la prima volta. Comunque, tornando alla domanda iniziale, se pretendo qualcosa è la serietà, l’educazione e l’impegno assoluto durante le prove e naturalmente durante il concerto. Questo è quello che pretendo da me in primis, senza sconti.
Ho avuto occasione di assistere a diverse sue esibizioni al Ristori. L’ho sempre vista “immerso” nella musica, un tutt’uno con la stessa, cosa sente quando dirige

Mi piace far musica, mi piace coinvolgere gli altri, ma nel momento del concerto si crea una particolare alchimia tra grande concentrazione e abbandono totale alla musica che dovrebbe servire a coinvolgere il pubblico presente.
Cosa vuole trasmettere al pubblico
Per me l’aspetto più importante in un concerto pubblico è quello emotivo: le persone devono poter ricevere delle emozioni, delle sensazioni che si porterà dentro. Solo così la musica può avere un effetto catartico. Naturalmente questo significa che l’aspetto tecnico, che ovviamente sta alla base di tutto, è scontato e superato.
Quali emozioni danno gli applausi
Gli applausi fanno parte dello spettacolo e devono essere del tutto spontanei. Personalmente non mi scandalizzo affatto se qualcuno applaude tra un movimento e l’altro e, se vogliamo così dire, fuori posto. Mi disturbano di più coloro che zittiscono una manifestazione spontanea di approvazione. Mi è capitato qualche volta, per fortuna solo due e tre, che per particolari occasioni il pubblico era stato invitato a non applaudire e ho provato una sensazione di gelo. Una di queste fu in occasione dell’esecuzione della Messa da Requiem di Verdi diretta dal Maestro Muti con l’Orchestra del Teatro alla Scala nell’anno verdiano, forse in Duomo a Milano, gremito di gente: direttore, solisti, orchestra, coro e pubblico sono usciti in un silenzio veramente assordante. Un’esperienza anche questa.
Il violino non è solo uno strumento ma la sua anima. Quanti ne ha usati nella sua lunga carriera
Nella mia vita ne ho usati almeno una decina. Sono partito con un violino mediocre, tipico di chi studia. I miei genitori sono sempre stati sensibili al mio progredire e già dal secondo terzo corso mi hanno regalato uno strumento buono fatto da un bravo liutaio con il quale sono andato avanti del tempo. Oggi suono su uno strumento prezioso costruito da Enrico Ceruti a Cremona nel 1840, perfettamente conservato e originale in tutte le sue parti e un arco Jean Adam detto “GRAND ADAM” del 1850 appartenuto al grande violinista Philippe Hirshhom. In relazione a ciò che devo suonare uso anche un magnifico violino costruito da Ferdinando Gagliano a Napoli nel 1765.
Violinista e direttore d’orchestra noto e affermato, quali sono i suoi progetti per il futuro
Non mi sento affermato, sono sempre alla ricerca di migliorarmi, di nuove esperienze e di novità sia nel repertorio che nelle proposte. Credo che questo sia il sale della mia professione: nel momento in cui ti accontenti, ti adagi, fai le cose in maniera routinaria senza mettere il cuore, sei finito. Sono onorato di dirigere da quasi nove anni il Teatro Ristori. Lo sento come la mia casa, sono onorato e privilegiato di continuare l’attività e l’avventura con I VIRTUOSI ITALIANI. Nello stesso tempo la mia curiosità, il mio entusiasmo e la mia passione mi portano ad essere sempre aperto a nuove esperienze. Vedremo cosa ci riserverà questo nuovo anno e quelli a venire.

Alberto Martini, dopo la Maturità al Liceo Classico Scipione Maffei di Verona, consegue nel 1983 al Conservatorio E.F. Dall’Abaco di Verona il Diploma in Violino con il massimo dei voti, studiando dapprima con Piero Toso poi con Vasco Tonello, entrambi allievi di quel grande Maestro Luigi Ferro, vero artefice della scuola violinistica veneta, perfezionandosi poi con il Maestro Corrado Romano al Conservatorio di Ginevra. Ha collaborato con molte orchestre in Italia ed all’estero nella veste di concertatore, primo violino di spalla e direttore, oltre che come solista. Sempre come concertatore viene invitato dai più importanti teatri e principali enti musicali italiani e stranieri. Ha vinto numerosi concorsi internazionali. Dal 1986, ha collaborato stabilmente come Primo Violino di Spalla con molte ed importanti orchestre e con i più grandi Direttori d’orchestra. Come direttore artistico ha collaborato con numerose importanti istituzioni in Italia. Nel 2016 è stato nominato dalla Fondazione Cariverona direttore artistico del Teatro Ristori di Verona, incarico che ricopre tutt’ora, organizzando diverse rassegne dedicate alla MUSICA BAROCCA, CONCERTISTICA, JAZZ, DANZA e un’importante sezione dedicata alle nuove generazioni EDUCATIONAL. Dal 2008 è il direttore musicale e artistico de I Virtuosi Italiani che da più di 30 anni svolgono la loro apprezzata attività concertistica, prima nella Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico e ora al Teatro Ristori di Verona. È l’ideatore e promotore di vari progetti con I Virtuosi, fra cui l’allestimento dell’Apollon Musagète di Stravinski con il New York Ballet, il Concerto dal Senato delle Repubblica Italiana, i Concerti per la Vita e la Pace, trasmessi in mondovisione nel Natale 2009 e 2013, il Concerto dalla Sala Nervi del Vaticano alla presenza di Papa Benedetto XVI, il debutto alla Royal Albert Hall di Londra, la realizzazione di tutte le farse in un atto di Rossini per l’Opera Comique di Parigi. L’attività discografica, che lo vede protagonista come direttore e concertatore è ricchissima con più di 60 CD registrati per le case discografiche più importanti del mercato ed oltre 400 mila dischi venduti in tutto il mondo. Ha registrato come direttore e come solista l’integrale dell’Opera a stampa di A. Vivaldi, l’integrale dei concerti di F.M. Veracini (in prima mondiale e l’integrale dell’opera di F.A. Bonporti (in prima mondiale), per la quale ha ricevuto vari premi discografici, tra i quali: “Cinque Stelle” premio Goldberg della omonima rivista tedesca, il “Diapason d’Oro” della rivista francese Diapason, “Choc de la Musique” della rivista francese Le Monde de la Musique, oltre a varie 5 stelle della rivista italiana MUSICA. Tante le collaborazioni degne di nota tra le quali nel 2014 il Festival Pergolesi Spontini di Jesi della Fondazione omonima. Docente di violino nei Conservatori di Bolzano, Trento, Verona, attualmente insegna presso il Conservatorio “L. Marenzio” di Brescia. Angelo Foletto su “Repubblica” in una recensione per un concerto al Teatro Dal Verme di Milano, ha scritto: «Alberto Martini guida i colleghi de I Virtuosi Italiani dal primo leggio e lo fa benissimo: è musicista di classe, elegante e pacato…». Così Enrico Girardi sul “Corriere della Sera”: «I Virtuosi Italiani, diretti da quel fenomeno di Alberto Martini, eccellente violinista, sono un ensemble di assoluto valore. Affrontano il barocco, il classico e il contemporaneo non solo con disinvoltura, ma con una grinta, uno smalto e una “adrenalina” che produce vita e tensione senza portare oltre i limiti di una saggia pertinenza stilistica». Nel novembre 2010 ha ricevuto dalla Camera di Commercio di Verona l’attestato di Medaglia d’Oro a titolo di pubblico riconoscimento per aver contribuito in modo significativo alla valorizzazione dell’immagine di Verona in Italia e nel mondo attraverso la sua attività artistica.
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Direttore Claudio Gasparini
Giornalista, iscritto all'O.d.G. Veneto dal 1988, collaboro anche con altre testate giornalistiche cartacee, on-line e radiofoniche. Coautore del libro "Eccomi... una storia d'amore con Dio" pubblicato nel 2015. Cavaliere della Repubblica e dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Socio Lions, Officer e coordinatore della rivista distrettuale.